LEZIONE # 1 – Fonologia e ortografia: suoni e segni della lingua italiana
1) FONOLOGIA E ORTOGRAFIA
La lingua nasce, in origine, come un insieme di suoni. Nel passaggio dalla lingua parlata alla lingua scritta i suoni diventano segni, ovvero combinazioni di lettere che formano parole.
La FONOLOGIA è la parte della grammatica che studia i “suoni” (fonemi= da phoné, voce) e il modo in cui essi, combinandosi tra loro, comunicano significati.
L’ORTOGRAFIA è la parte della grammatica che studia i “segni” (grafemi= da gràpho, scrivo) di cui ci serviamo per scrivere correttamente i suoni.
L’alfabeto è dunque un codice costituito da grafemi (consonanti e vocali) che rappresentano l’insieme dei suoni di una lingua. Il nostro è un “alfabeto fonetico”, in quanto ad ogni segno corrisponde un suono (anche se non sempre in modo univoco).
2) DUBBI ORTOGRAFICI
Spesso l’uso degli accenti e degli apostrofi genera dubbi e incertezze in chi si accinge a scrivere un testo. Se utilizziamo il computer, il dizionario ortografico del programma di scrittura (Word) segnalerà e/o correggerà automaticamente i nostri errori (ma non tutti). E se scriviamo a mano? Siamo in grado di distinguere l’accento acuto da quello grave? Siamo in grado di utilizzare in modo corretto le regole dell’elisione e del troncamento?Riportiamo di seguito una scheda sintetica che potrà aiutarvi a sciogliere i dubbi e a evitare errori ortografici grossolani.
ACCENTI
- Sulle vocali finali A, I, U l’accento è sempre grave (`)
più – già – così – dà (per distinguere la voce del verbo “dare” dalla preposizione uguale) – là (avv. di luogo, per distinguerlo dall’articolo “la”) – lì (avv. di luogo, per distinguerlo dal pronome personale “li”)
- Sulla vocale finale E può essere sia acuto ( é ) che grave ( è)
caffè – tè – è – cioè vogliono l’accento grave (pronuncia aperta)
perché – affinché – giacché – sé (pronome, ma se scrivo “se stesso” l’acc. non ci vuole) – né…né (congiunzioni coordinate; “ne” particella pronominale non vuole l’accento: “il caffè è buono, ne vuoi un po’?”) vogliono l’accento acuto (pronuncia chiusa)
- Sulla vocale finale O, l’accento è sempre grave, perché in italiano la o finale accentata viene sempre pronunciata aperta
andò, farò, però, oblò
APOSTROFI
L’elisione: è la perdita, sia fonetica che grafica, della vocale finale atona (non accentata) di una parola davanti alla vocale iniziale della parola seguente. Il segno grafico che indica la caduta della vocale è l’apostrofo. (esempi: l’amica, quell’uomo, un’altra, bell’esempio, Sant’Antonio)
L’apocope o troncamento: è la caduta dell’elemento fonico (vocale o sillaba) davanti a parole che possono cominciare per consonante o per vocale. La caduta non è segnalata dall’apostrofo (esempi: un uomo, buon uomo, San Vito). “Qual è” si scrive senza apostrofo!
L’apostrofo, dunque, segue il fenomeno dell’elisione. Tuttavia vogliono l’apostrofo anche:
po’ (poco) mo’ (modo) ca’ (casa, veneziano) |
da’ /dai (da’ retta a tua madre!) di’ / dici (di’ pure quello che pensi) fa’ / fai (fa’ presto!) sta’ / stai (sta’ zitto!) va’ / vai (va’ e torna subito!) |
Non dimentichiamo che:
- le vocali e ed o possono essere aperte e chiuse;
- l’unione di due vocali in una parola si chiama dittongo (ieri, mio, quasi); se le vocali sono tre: trittongo (miei, tuoi, aiuola);
- se due vocali vicine si pronunciano separatamente si ha uno iato (paura, poeta);
- la sillaba è la parte di una parola che si può pronunciare con una sola emissione di voce. A seconda del numero delle sillabe, abbiamo i monosillabi (ma), i bisillabi (ra-mo), i trisillabi (na-tu-ra), i polisillabi (in-con-sa-pe-vol-men-te);
- per una corretta divisione in sillabe occorre conoscere le regole della sillabazione.
Dissipiamo alcuni dubbi…
Forma corretta | Forma sbagliata | Forma corretta | Forma sbagliata |
all’incirca | allincirca | quant’altro | quantaltro |
d’accordo | daccordo | senz’altro | senzaltro |
d’altronde | daltronde | tra l’altro | tralaltro |
l’altr’anno | laltranno, l’altranno | tutt’e due | tuttedue, tutteddue |
poc’anzi | pocanzi | tutt’oggi | tuttoggi |
davanti | d’avanti | tutt’uno | tuttuno |
Non si deve mai mettere l’apostrofo: negli avverbi composti di ora (finora, sinora, tuttora, etc.), anche se fa eccezione mezzora, poiché è corretto scrivere anche mezz’ora.
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Alessandra Otteri Mostra tutti
ALESSANDRA OTTIERI, dottore di ricerca in Italianistica presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” (1998) e assegnista presso lo stesso Ateneo nel biennio 2000/2002, è docente a contratto presso l’Università “L’Orientale” di Napoli (dal 2004).
Ha collaborato con la cattedra di Letteratura Italiana Contemporanea presso il DIPSUM dell’Università degli Studi di Salerno. Presso lo stesso ateneo ha svolto attività di tutorato, didattico-integrative, propedeutiche e di recupero (2010-2012) e ha conseguito un secondo dottorato di ricerca (2013).
Nel 2012 ha partecipato all'ASN (abilitazione scientifica nazionale) conseguendo l'idoneità al ruolo di professore associato di Letteratura italiana contemporanea. È docente di materie letterarie nella scuola superiore.
Tra le sue pubblicazioni: I numeri, le parole. Sul ‘Furor mathematicus’ di Leonardo Sinisgalli (Milano, Franco Angeli, 2002); L’esperienza dell’impuro. Filosofia, fisiologia, chimica, arte e altre “impurità” nella scrittura di Valéry, Ungaretti, Sinisgalli, Levi (Roma, Aracne, 2006); Fillia poeta e narratore futurista. Dal “futurcomunismo” al genere “brillante” (Napoli, Guida, 2013, nuova edizione accresciuta; I ed. Napoli, Dante & Descartes, 1999).
Dal 2004 è caporedattore della rivista di letteratura e arte «Sinestesie», per la quale ha curato alcuni numeri monografici, e dal 2010 è direttore, insieme a Carlo Santoli, del supplemento «Sinestesieonline».
Nel biennio 2007/2008 ha scritto elzeviri, cronache letterarie e d’arte per la terza pagina dell’«Osservatore romano».
Studiosa delle avanguardie e di poeti e scrittori del Novecento (Fillia, Sinisgalli, Ungaretti, Caproni, Valery, Primo Levi, Scialoja), ha pubblicato saggi e articoli su riviste letterarie e d’arte («Filologia & critica», «Filologia Antica e Moderna», «Critica letteraria», «Annali dell’Istituto Universitario Orientale», «Quaderni di scultura», «Wuz», «L’Isola», ecc.).
Molto interessante! Grazie! Le pongo una domanda in merito all’accento sulla vocale E. Quando e come si può dedurre il tipo di accento da apporre sulla vocale E? Ad es., se non lo sapessi aprioristicamente, come posso riconoscere che perché vuole l’accento acuto anziché grave?
La ringrazio in anticipo della sua cortese risposta. Saluti
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Ciao Elisa, scusa se rispondo solo ora, ma ho trascurato un po’ il blog negli ultimi tempi. L’accento indica se la pronuncia della vocale è aperta o chiusa! Pronuncia chiusa =accento acuto (perché, affinché, ecc.) pronuncia aperta = accento grave (caffè, tè)…Ciao
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